Daniel Susskind, Growth, Harvard University Press 2024; su Kindle Growth. A Reckoning, Penguin Books, 2024

01 Ott 2024 | recensioni

“La maggior parte dei governi ne vuole di più. Alcuni ambientalisti sostengono che ce ne è troppa. Secondo l’Autore, pochi capiscono davvero che cosa sia”. Così inizia la recensione sul Financial Times del libro di Susskind, professore di economia al King’s College di Londra.

Si parla, naturalmente, della crescita e il libro offre una completa e documentata panoramica su questo tema. Inizia con l’avvio della ricerca delle cause della crescita per giungere al noto scritto di Keynes nel 1940 (How to pay for the war), in cui si pone per la prima volta il problema di studiare la formazione e la produzione del GDP (o del PIL, nella versione italiana). Così, negli anni Cinquanta, il tema della crescita e dello sviluppo e delle modalità di incrementarla anche per i paesi poveri (eufemisticamente denominati, appunto, in via di sviluppo) ha progressivamente svolto un ruolo centrale nel pensiero economico.

In pochi anni, lo sviluppo (l’ambiguo termine con il quale si fa riferimento alla crescita), diviene quasi un tema esistenziale e un’ossessione competitiva per molti paesi, i cui governi vedono nella crescita la possibilità di risolvere i problemi sociali con l’aumento di risorse che si sarebbero prodotte. Oggi è invece chiaro, osserva l’Autore, che la crescita ha operato in senso opposto, accentuando le disuguaglianze, sia all’interno degli Stati che su scala mondiale.

Molto più tardi, si apre un dibattito sui fattori da contare per misurare la crescita: si contano le spese militari o i proventi del mercato nero? Si contano le opere che alterano o distruggono l’ambiente? La risposta abituale è che si conta tutto ciò che può essere economicamente misurato. Così un’emergenza ambientale aumenta il PIL perché comporta ingenti opere di intervento e ricostruzione e aumenta il PIL anche il taglio di una foresta secolare, mentre non conta la sua conservazione. Così, Susskind si sofferma sui costi della crescita dei quali per molto tempo nessuno si è occupato: la distruzione della biodiversità e il cambiamento del clima tra gli effetti più imponenti, ignorati perché non economicamente misurabili illustrando i vari diversi metodi proposti, con scarsi risultati, per misurare la crescita, prestando attenzione ai problemi etici e ambientali.

Per molti la risposta è la decrescita considerata necessaria, tenuto conto della limitatezza delle risorse naturali disponibili. Susskind esamina questo tema concludendo che essa, se realizzata, aggraverebbe le disuguaglianze: i progetti di decrescita sono in parte errati come diagnosi, totalmente errati come soluzioni e, se attuati seriamente, provocherebbero una catastrofe a livello mondiale.

Ciò che serve per l’Autore è una diversa modalità di crescita: un progresso tecnologico basato su un decremento dell’uso delle risorse materiali e quindi anche delle emissioni di gas serra che provocano il cambiamento climatico sfruttando il mondo intangibile delle idee: “L’infinito universo delle idee permette di accantonare i limiti imposti da un pianeta finito”.

Infatti, vari paesi attualmente mantengono costanti livelli di crescita avendo ridotto il consumo di risorse e il livello delle emissioni. Nello stesso tempo se il progresso tecnologico viene modificato e indirizzato verso nuovi obiettivi, si scopriranno nuove soluzioni per attenuare o eliminare il conflitto tra crescita e tutela dell’ambiente.

SCARICA L’ARTICOLO IN PDF

Scritto da