Rapporto Ecomafie, rifiuti, ciclo illegale del cemento e consumo legale del suolo

31 Ago 2024 | editoriale, articoli

Legambiente ha pubblicato in luglio l’annuale Rapporto Ecomafie. Dal 1997, ogni anno, il Rapporto offre dati e valutazioni sui reati ambientali e sulle attività illegali delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

Un dato emerge sopra ogni altro: la criminalità ambientale aumenta, nonostante l’impegno delle forze dell’ordine. E l’aumento è rilevante, oltre il 15% rispetto al 2022. Nel 2023 i reati ambientali sono stati 35.487 (97,2 reati al giorno). Il 43,5% degli illeciti si concentra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa – Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.

Tutto ciò mentre, dopo un lungo dibattito, tra il febbraio e l’aprile 2024 è stata approvata, con soli 100 voti contrari (tra i quali quelli di Lega e Fratelli d’Italia), la nuova direttiva dell’Unione europea sui crimini ambientali, (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:L_202401203). La direttiva sostituisce la precedente del 2008 e definisce con maggiore precisione la criminalità ambientale, aggiunge nuovi tipi di reati ambientali e aumenta le sanzioni da infliggere. Ma, nonostante la situazione, il recepimento della direttiva non sembra essere considerato una priorità dall’attuale Governo.

Al secondo posto nella graduatoria stilata da Legambiente, stanno gli illeciti nel ciclo dei rifiuti, aumentati addirittura del 66,1% rispetto al 2022. Torneremo presto su questo argomento.

È un settore tuttavia che registra anche risultati positivi: la raccolta differenziata di rifiuti è al64% (il 71% nel Nord, il 60,4% in Centro e il 55,7% nel Mezzogiorno) e il riciclaggio dei rifiuti urbani, calcolato secondo le nuove metodologie stabilite dalla normativa europea, supera il 48% a fronte di un obiettivo del 55% da conseguirsi nel 2025, del 60% nel 2030 e del 65% nel 2035.

Al primo posto della graduatoria si confermano gli illeciti ambientali relativi al ciclo illegale del cemento (aumentati “solo” del 6,5% rispetto all’anno precedente). Ricorda Legambiente che “il ciclo illegale del cemento, dallo sfruttamento delle cave, all’abusivismo abitativo fino alle grandi speculazioni immobiliari, è saldamente nelle mani della criminalità organizzata. Nei cantieri del mattone selvaggio il lavoro nero è la regola”.

Questi illeciti si inseriscono nel tema dell’incontrollato consumo di suolo e nella conseguente perdita di una risorsa ambientale fondamentale a causa dell’occupazione di superfici agricole o naturali mediante coperture artificiali del terreno che lo rendono impermeabile: secondo l’ultimo rilevamento disponibile (“Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici)  predisposto nel novembre del 2023 da Ispra, l’Istituto che gestisce il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), nel 2022 sono stati consumati 70,8 Km2 di suolo, 19,4 ettari al giorno (il massimo da dieci anni).

Tuttavia, non bisogna dimenticare che solo una ridotta parte del consumo di suolo è conseguenza di illeciti relativi alla produzione di cemento: la maggior parte del suolo è consumato con attività edilizia o commerciale autorizzata da organi regionali o locali. Infatti i maggiori aumenti nel consumo di suolo si registrano in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, dove la presenza mafiosa, seppur presente, non è paragonabile alle regioni sopra indicate del Mezzogiorno.

Quindi la maggior parte del colossale consumo del suolo del paese avviene con il consenso delle Autorità, nella più completa indifferenza del susseguirsi di raccomandazioni e indicazioni dell’Unione europea. Ecco un succinto riassunto.

Fin dai due rapporti, nel 2002 del Joint Research Centre seguito dal documento della Commissione Europea “Verso una strategia tematica per la protezione del suolo” e poi nel 2006 dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), l’Unione europea ha segnalato il pericolo dell’eccessiva crescita dell’urbanizzazione rispetto a quanto reso necessario dalla crescita della popolazione. Del settembre del 2006 è la proposta di Direttiva che avrebbe dovuto definire il quadro complessivo per la protezione del suolo e adottare la Strategia tematica per la protezione e l’uso sostenibile del suolo. Nel 2011 è stata approvata la Tabella per un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse che ha posto l’obiettivo dell’arresto del consumo del suolo entro l’anno 2050, seguita nel 2012 dalle Linee guida per limitare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo.

Infine nel 2021 con la strategia “Raccogliere i benefici di suoli sani per le persone, il cibo, la natura ed il clima” è stato anticipato al 2030 l’obiettivo originariamente fissato per il 2050, consistente in un azzeramento netto diconsumo di suolo.

Sembra incredibile, ma nessuno degli amministratori regionali e locali si è accorto di questo insieme di indicazioni e normative e di una scadenza ormai prossima.

A questo disinteresse ha offerto il suo contributo anche il Parlamento: tutti i disegni di legge presentati nelle passate legislature sull’argomento sono decaduti senza neppure essere esaminati: la scelta condivisa tra tutti i partiti è sempre stata quella di lasciare piena libertà alle Regioni e alle autonomie locali di distruggere una componente essenziale del loro patrimonio, costituito dal suolo non ancora cementificato.

Resta da vedere che fine farà il disegno di legge “Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione urbana”, presentato alla Camera dei deputati il 26 maggio 2023 (A.C. 1179). Risulta in discussione dal 3 ottobre 2023 (quindi da dieci mesi) presso la Commissione VII Ambiente, Territorio e Lavori pubblici.

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