Ambiente e clima: una proposta

24 Ott 2021 | articoli, editoriale, climate change

di Stefano Nespor

Nel 2004 un ambientalista pentito, Michael Shellenberg insieme a Ted Nordhaus, un “ecoeconomista”, come era spesso definito, ha pubblicato un saggio che ha suscitato un vasto dibattito: The Death of Environmentalism (ne avevo scritto su Federalismi: nel maggio del 2006).

Il saggio non è di grande valore ed è inoltre miopemente limitato alla sola realtà statunitense, trascurando ciò che stava accadendo in Europa e nel resto del mondo.

È però importante perché l’annuncio della morte dell’ambientalismo è collegato all’imporsi dell’emergenza climatica: i due autori hanno sostenuto che i movimenti ambientalisti, nonostante i grandi successi ottenuti a partire dagli anni Sessanta, si sono dimostrati incapaci di organizzare una seria politica di contenimento del cambiamento climatico, offrendo valide alternative all’indifferenza dei governi.

Si tratta, come è agevole comprendere, di un’affermazione superficiale che trascura di considerare che le cause del cambiamento climatico stanno nell’intero sistema di sviluppo affermatosi dopo la rivoluzione industriale, difficilmente modificabile da associazioni ambientaliste collocate nei paesi occidentali.

Tuttavia, il saggio del 2004 mi è venuto in mente dopo aver discusso con gli altri direttori di questa rivista sull’opportunità di mantenere la denominazione di Rivista giuridica dell’ambiente in un momento in cui molti temi ambientali e anche molti articoli della rivista on line sono assorbiti nell’ampio tema del cambiamento climatico.

La fondazione della Rivista, nel 1986, fu un’iniziativa di rottura nel panorama delle scienze giuridiche italiane. Non solo non c’erano altre riviste analoghe o insegnamenti universitari su questo tema, ma il termine “ambiente” non era neppure previsto nei principali Repertori in commercio (si tratta di volumi ormai scomparsi e quindi sconosciuti ai più giovani ma un tempo indispensabili perché classificavano in migliaia di pagine con apposite voci tutte le sentenze e gli articoli apparsi durante l’anno).

Dopo la Rivista giuridica dell’ambiente in pochi anni sono comparse riviste, manuali, trattati e il diritto dell’ambiente ha conquistato un suo posto ufficiale nel mondo del diritto. Poi è iniziato il processo di espansione. Nella nuova disciplina erano gradualmente incorporati temi collegati o collaterali, sbriciolando i confini che la separavano da altre materie: il diritto sanitario, il diritto delle migrazioni, il diritto e le politiche di assistenza nei paesi poveri, i diritti umani erano tutti argomenti non estranei al giurista dell’ambiente.

Nel diritto dell’ambiente era incluso anche il diritto del cambiamento climatico: si discuteva, nelle prime controversie sorte negli Stati Uniti, se le emissioni di gas serra dovessero essere considerate una particolare forma di inquinamento atmosferico e quindi fossero soggette alla relativa normativa.

Sono passati pochi anni è la situazione appare completamente rovesciata: il diritto del cambiamento climatico, o il diritto del clima come spesso è definito, non solo si è affermato come una materia a sé stante, ma oggi molti pensano che il diritto dell’ambiente ne sia addirittura una delle componenti.

Sono così sempre più numerose le opere dedicate al diritto climatico (eccone alcune, senza pretesa di completezza: Daniel A Farber – Cinnamon P Carlarne, Climate Change Law, Foundation Press 2018; Richard G Hildreth e altri, Climate Change Law: Mitigation and Adaptation, West Academic 2009; Leonardo Massai, European Climate and Clean Energy Law and Policy, Routledge 2011; John R Nolon –  Patricia E Salkin, Climate Change and Sustainable Development Law in a Nutshell, West Academic 2010; Hari Osofsky – Lesley McAllister, Climate Change Law and Policy, Aspen Publishers 2012; Chris Wold, David Hunter e Melissa Powers, Climate Change and the Law, LexisNexis 2013; Edwin Woerdman, Martha Roggenkamp e Marijn Holwerda (a cura di), Essential EU Climate Law, Edward Elgar 2015).

Altrettanto numerose sono le riviste dedicate a questa materia (tra le più diffuse ci sono dal 2007 Carbon & Climate Law Review e San Diego Journal of Climate & Energy Law, dal 2009 Washington and Lee Journal of Energy, Climate, and the Environment e dal 2010 Climate Law).

Infine, ormai innumerevoli sono le facoltà universitarie di giurisprudenza in Europa, nel Nord America e in Australia che dedicano almeno un insegnamento a questa materia, oltre a speciali corsi di dottorato. In Italia ho rintracciato un solo corso, Cambiamento climatico e diritto della sostenibilità, in una Facoltà di giurisprudenza (la docente è Laura Pineschi, che ha spesso collaborato con la Rivista).

Il diritto del clima sembra così destinato ad avvolgere e a riplasmare molti degli aspetti tradizionalmente propri del diritto e delle politiche dell’ambiente. Ma, oltre a ciò, sembra riproporsi la situazione del 1986 con un sistema giuridico conservatore (del quale ora il diritto dell’ambiente fa parte) che resta insensibile alle nuove esigenze poste da una realtà in rapidissimo mutamento.

Allora, vogliamo noi della Rivista giuridica dell’ambiente online riprendere l’iniziativa e, per esempio, assumere la nuova denominazione Rivista giuridica dell’ambiente e del clima? Che ne pensano i nostri lettori?

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shellenberg

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