Tre storie di innovazioni inaspettate

26 Gen 2021 | articoli, editoriale

di Stefano Nespor

Ci sono molti che pensano che non sarà possibile uscire da un sistema di sviluppo basato su energia fornita per la massima parte da combustibili fossili: per quanto si investa in energie alternative, pur sempre il petrolio e il carbone resteranno indispensabili per garantire la fornitura di energia necessaria per l’economia mondiale.

Eppure, la storia dimostra che sbagliano coloro che pensano che non ci siano soluzioni a un problema solo perché non riescono a immaginarne una completamente diversa dalla tecnologia a disposizione.

Ecco tre esempi.

Fino al 1861 la tecnologia dominante per illuminare le case era l’olio di balena. Enormi somme erano state investite, dalle flotte di navi baleniere ai mezzi di trasporto e di stoccaggio per soddisfare la crescente domanda di luce. Nessuno immaginava che quella domanda, in poco tempo, sarebbe stata soddisfatta da un materiale scavato dalle profondità della terra. La scoperta del petrolio in Pennsylvania nel 1859 gettò sul lastrico migliaia di operatori della filiera dell’olio di balena e salvò le balene dall’estinzione. Vanity Fair uscì nel 1861 con una copertina che ritraeva balene antropomorfizzate che danzano intorno a un pozzo di petrolio. In pochi anni le lampade a petrolio e poi l’elettricità garantirono l’illuminazione nelle case (in realtà le balene danzanti si sbagliavano: l’uso dei combustibili fossili ha accelerato la distruzione delle balene, consentendo a navi sempre più potenti di cacciare un numero sempre maggiore di cetacei. Ma questa è un’altra storia).

Facciamo un salto di quarant’anni.

Quando Guglielmo Marconi inventò la telegrafia senza fili, nessuno riteneva che fosse possibile l’impresa di collegare via radio paesi distanti, superando barriere create da montagne, oceani e soprattutto la curvatura della terra. La scoperta di Marconi polverizzò in pochi secondi gli enormi investimenti effettuati per la posa di cavi sottomarini destinati alla telegrafia (con fili). Basti pensare che il primo cavo sottomarino fu posato sotto La Manica tra l’Inghilterra (Dover) e la Francia (Calais) nell’agosto del 1850 e solo sedici anni dopo, fu collegato il Vecchio Mondo con il Nuovo da un’apposita società, la Anglo-American Telegraph.

Il terzo esempio è di qualche decennio successivo alla scoperta di Marconi.

Negli anni Venti del XIX secolo furono introdotti nelle grandi metropoli i tram trainati da cavalli. Il nuovo servizio pubblico di trasporto ebbe un successo enorme e diede grande impulso all’economia: la possibilità di agevoli spostamenti favorì l’espansione delle città e il sorgere di migliaia di nuovi posti di lavoro. Nel 1853 a New York i tram trasportavano oltre 130.000 persone al giorno; ciascuno impiegava anche dodici cavalli.

Questo significa che nei grandi centri urbani erano necessarie diecine di migliaia di cavalli da traino. Per nutrirli, enormi distese di territorio in prossimità delle città vennero disboscate, altre, già destinate ad uso agricolo, vennero convertite in coltivazioni di fieno e avena, provocando col tempo gravi squilibri sull’approvvigionamento delle popolazioni urbane.

Ma il problema più grave era costituito dagli escrementi: un normale cavallo da traino ne produceva tra i 5 e i 12 chilogrammi al giorno. Questo significa che sulle strade urbane si depositavano non meno di un milione di chilogrammi di letame al giorno. Nel 1894, il Times formulò la previsione che in cinquant’anni Londra sarebbe stata sommersa sotto tre metri di escrementi. Vi era poi il problema dei cavalli che morivano (o, azzoppatisi, dovevano essere uccisi) durante il traino delle carrozze. Nel solo 1866 furono rimossi dalle strade di New York oltre 15.000 cadaveri. Anche attraversare le strade era un’impresa non agevole: come ricorda Dickens in molte sue pagine, con la pioggia le strade di Londra diventavano acquitrini maleodoranti. Molti si guadagnavano da vivere trasportando donne e anziani da un lato all’altro delle strade (erano i crossing sweepers). L’attraversamento era anche pericoloso. A New York, nel 1901, 200 persone sono morte investite da cavalli o da carrozze trainate da cavalli, oltre ad alcune migliaia di feriti. Per limitare gli incidenti provocati dai cavalli all’inizio del XX secolo, William Phelps Eno inventò le regole per la circolazione stradale tuttora in uso: i segnali di stop, le zebre, il semaforo e stabilì che si dovesse tenere la destra.

Infine, c’era il gravissimo problema igienico. Nelle grandi città venivano periodicamente lanciate numerose campagne per l’eliminazione delle “mosche da tifo”, una specie endemica nelle città.

Nessuno immaginava che in brevissimo tempo prima l’elettrificazione delle strade e l’introduzione di tram elettrici, poi l’avvento dell’auto avrebbero fatto scomparire i cavalli dalle strade. Nel 1930 tutti ricordavano a malapena l’epoca in cui nelle città si era costretti a usare il cavallo.

Molti altri esempi potrebbero essere aggiunti: la storia è piena di inattese innovazioni che rendono improvvisamente obsolete tecnologie considerate indispensabili e insostituibili.

Certamente, il passaggio dai combustibili fossili a fonti alternative di produzione di energia pone problemi economici, tecnologici e sociali difficili da affrontare e da risolvere. Eppure, è probabile che verrà il tempo in cui la gente stenterà a ricordare i danni all’ambiente e al clima provocati dal petrolio e dal carbone.

 

 

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