Le interviste del Direttore: Elena Grandi, l’Assessore all’Ambiente e al Verde del Comune di Milano

03 Nov 2022 | esperienze dell'amministrazione, articoli, contributi, focus

di Stefano Nespor

Vorrei dedicare questa breve intervista a tre temi dei quali Lei si sta occupando: il progetto di Milano senza auto, i progetti concernenti l’acqua e i progetti energetici basati sulla geotermia.  Ma, prima, come di consueto, le chiedo di raccontare ai lettori qualcosa della sua vita e della sua attività 

Mi sono sempre occupata di editoria, di libri e di revisioni di testi; poi, quasi per caso, nel 2006 sono stata eletta a Milano (dove vivo da sempre con la mia famiglia) nel Municipio 1, con i Radicali nella lista della Rosa nel Pugno: così è iniziata la mia avventura politica. Nel Municipio mi sono fatta le ossa, ho imparato molto sul funzionamento della macchina amministrativa, ma ho anche imparato ad ascoltare le persone, a cogliere il senso delle loro aspettative, a capire il vero significato delle espressioni “bene comune” e “tutela ambientale”. Nel frattempo, mi sono avvicinata alla Federazione dei Verdi, dal 2019 per due anni ne sono stata Portavoce nazionale e oggi faccio parte della Direzione Nazionale di Europa Verde – Verdi. A seguito delle ultime elezioni comunali il Sindaco mi ha chiamato a coprire la carica di Assessore all’Ambiente e al Verde. Un assessorato fondamentale per la transizione ecologica della città, con deleghe che vanno dalla cura e progettazione del verde alla igiene ambientale e al ciclo dei rifiuti, dalla gestione delle acque alla conversione energetica degli impianti; un assessorato che presuppone la strettissima collaborazione con gli assessorati alla mobilità, alla rigenerazione urbana, ai lavori pubblici.

  1. Il primo argomento riguarda il progetto Milano senza auto entro il 2050. In che cosa consiste e, soprattutto, se sia realizzabile nonostante le ovvie resistenze e le opposizioni che parlano di “estremismo ambientalista”?

L’obiettivo della neutralità carbonica (o neutralità climatica) al 2050 non è fissato solo da una legge europea ma anche dall’ICCP e dall’Accordo di Parigi, firmato da 195 Stati nel mondo.

Le città, che secondo gli studi demografici accoglieranno entro il 2050 il 70% della popolazione terrestre, dovranno per forza essere protagoniste e traino di quella transizione che ormai non può più essere solo annunciata.

Milano ha per molti aspetti intrapreso già da tempo un percorso virtuoso: ma rimane, purtroppo, una delle città più inquinate non solo in Italia ma in Europa. È  necessario accelerare. Il nostro Piano Aria Clima indica obiettivi e azioni da qui al 2030 e tra questi c’è la riduzione del 45% delle emissioni inquinanti. Come possiamo arrivare a questo risultato? Gli strumenti sono molti: più verde, più parchi, suoli depavimentati, energie rinnovabili, conversione dei nostri impianti di riscaldamento, fotovoltaico, geotermico, pompe di calore e, infine, interventi decisi sulla mobilità. A questo fine dobbiamo promuovere la mobilità elettrica, lo sharing, potenziare il trasporto pubblico, creare ampie zone a traffico limitato, proteggere i luoghi sensibili (scuole, ospedali, ecc.) dal traffico veicolare. Le morti e le malattie croniche per patologie respiratorie sono in crescita e questo, oltre ad essere un dramma collettivo, ha un costo pesantissimo in termini di spesa sanitaria. Area B, e il divieto di accesso alle auto Euro 5 diesel, va in questa giusta direzione. Certo molto c’è da fare: non con deroghe che vanificano l’impatto positivo di queste azioni, ma pretendendo (specie a livello regionale) un servizio di trasporto pubblico su ferro più efficiente. Noi dobbiamo iniziare a occuparci della salute e del benessere delle persone e metterle nelle condizioni per le quali usare l’auto non sia più necessario.

  1. Il secondo argomento riguarda l’acqua a Milano. Recentemente ha annunciato l’obiettivo di valorizzare questa risorsa.

Milano è una città d’acqua: oltre ai Navigli, ai canali, ai fiumi, alle rogge che la attraversano, è posata su una falda tanto ricca che, da quando la città ha perso la sua connotazione industriale e ha quindi ridotto i consumi di acqua da parte delle fabbriche, ha spesso allagato le nostre metropolitane e gli scantinati. In tempi di siccità e di progressiva desertificazione della nostra regione, dove il clima temperato sempre più sta lasciando il passo a estati secche e caldissime e inverni miti e poco piovosi, dovremo imparare a fare della “risorsa acqua” un bene fondamentale per la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Quest’estate abbiamo visto morire migliaia di alberi sia giovani che adulti; per non parlare dei prati, delle siepi e dei cespugli. Come attrezzarci? Le autobotti, che quest’estate hanno triplicato il numero di interventi, non possono essere la soluzione. D’altro canto è impensabile creare una rete in grado di irrigare tutto il nostro verde (non accade in nessuna città europea), ma dobbiamo comunque incrementare gli impianti e dovremo farlo utilizzando più e meglio l’acqua di prima falda. Infatti è sbagliato e antieconomico continuare a irrigare con l’acqua dell’acquedotto, pescata a decine di metri nel sottosuolo, quando possiamo utilizzare l’acqua di prima falda (che si trova, a seconda delle zone della città, tra i 7 e i 20 metri di profondità). Nei nostri giardini (in specie in quelli monumentali, Sempione, Montanelli), abbiamo già impianti alimentati da acqua di falda: dovremo ampliare questo modello. E poi non dimentichiamo la grande risorsa dei nostri depuratori di Nosedo e di San Rocco. Due eccellenze della tecnologia (che tra l’altro a breve avvieranno un processo di conversione energetica e attraverso l’energia fotovoltaica e geotermica arriveranno alla completa autonomia energetica), che trasformano le acque fognarie in acqua irrigua con un ritmo di 5.000 litri al secondo: quest’estate i campi agricoli a sud della città hanno potuto essere irrigati, dopo l’esaurimento delle fonti irrigue ordinarie, solo grazie a questa risorsa.

  1. Il terzo argomento è l’utilizzazione della geotermia per fornire a Milano elettricità e riscaldamento. So che c’è un progetto in corso di realizzazione. Ce ne vuole parlare?

Abbiamo da poco deliberato la realizzazione di un progetto pilota che, nell’area di viale Tibaldi, rifornirá di energia termica tre immobili con un pozzo di prima falda: un asilo, una sede dell’anagrafe del Comune e un edificio privato condominiale. I lavori dovrebbero essere conclusi in tempo per l’avvio della stagione termica (che, per inciso, abbiamo posticipato di un’altra settimana rispetto al Decreto Ministeriale sul risparmio energetico, al fine di ridurre i consumi e anche le bollette dei cittadini: questo ottobre caldissimo è per ora il solo caso in cui i cambiamenti climatici ci vengono in aiuto).

Inoltre abbiamo in città un centinaio di pozzi di prima falda che erano già stati costruiti per la captazione idrica: questi manufatti potrebbero fin d’ora essere utilizzati anche come fonti di energie rinnovabili attraverso lo sfruttamento dello scambio termico. Non solo: quando questi pozzi si trovano in aree limitrofe a giardini o zone verdi potrebbero essere utilizzati anche per scopi irrigui.

Abbiamo molto da fare, e poche risorse economiche a parte i fondi PNRR che non sempre sono utilizzabili: ma è tempo di iniziare a sfruttare al meglio ogni risorsa in grado di aiutarci ad emanciparci dalla dipendenza dalle fonti fossili.

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intervista assessore Grandi

 

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