Come funziona veramente il mondo

01 Giu 2022 | climate change, articoli, editoriale

di Stefano Nespor

È stato pubblicato poche settimane fa un libro di Vaclav Smil, uno dei più importanti esperti mondiali in tema di energia. Il tema centrale è il cambiamento climatico ma, insieme, sono trattati altri argomenti che coinvolgono il futuro dell’ambiente e il futuro di tutti: tra questi, la produzione e il commercio di beni alimentari e di altri beni necessari per le società attuali e per lo sviluppo di quelle più povere.

Già il titolo How the world really works indica che il libro è un atto di accusa contro tutti coloro che formulano critiche, progetti e proposte senza preoccuparsi di conoscere come il mondo funziona, pur avendo a disposizione tutte le informazioni scientifiche e tecnologiche indispensabili. Prima di affrontare un problema, bisogna conoscere i fatti, ricorda con insistenza Smil.

Per limitarci al contenimento del cambiamento climatico: l’Accordo di Parigi ha posto come base degli impegni dei Governi il contenimento dell’aumento della temperatura media globale entro la fine del secolo molto al di sotto” del 2°C e possibilmente entro l’1,5°C rispetto alla temperatura esistente nel periodo preindustriale per evitare conseguenze irreversibili alla fine del secolo.

È tuttavia difficile pensare che gli obiettivi dell’Accordo di Parigi possano essere raggiunti tenuto conto che le emissioni a livello globale non stanno calando, stanno aumentando.

Molti Governi si sono impegnati ad azzerare le emissioni da combustibili fossili entro pochi anni: il 2045 (Germania, Svezia), il 2050 (Unione Europea e Stati Uniti) il 2060 (Cina). Gli stessi impegni sono stati assunti da molti altri governi, da molti governi locali (un centinaio in Italia), molte multinazionali, molte imprese.

Sono impegni ragionevoli? Sono fattibili? Rispettarli non è difficile, è impossibile secondo Smil.

Un esempio in proposito è significativo: la produzione di energia da combustibili fossili in Germania è diminuita in 20 anni, con investimenti di miliardi di dollari, dall’84% al 76%. Non è immaginabile che scenda a zero nei prossimi trent’anni.

Allora, per elaborare progetti e per assumere impegni è necessario tenere conto di come il mondo funziona.

Per soddisfare una popolazione mondiale in continuo aumento e per soddisfare la crescente domanda di beni dei paesi più poveri, sono necessari più cemento, più acciaio, più cibo: tutti beni la cui produzione richiede, in diversa misura, grandi quantità di energia prodotta da combustibili fossili e, soprattutto, da carbone, il combustibile fossile più dannoso in termini di emissioni. Molti pensano che il consumo di carbone stia decrescendo. Non è così. La produzione globale di energia elettrica da carbone, dopo essere diminuita nel 2019 e nel 2020, è aumentata nel 2021 fino a raggiungere il massimo storico e quest’anno aumenterà ulteriormente (sono dati dell’Agenzia internazionale per l’energia). Cresce anche la domanda complessiva di carbone, compreso quello per usi diversi da quelli energetici, come la produzione di cemento e acciaio.

Sono dati sconfortanti e Smil non offre soluzioni.

Mi sembra però che si debba partire da una considerazione.

Nel mondo ricco, pochi sono disposti a fare importanti sacrifici per il bene di generazioni future: la lungimiranza della specie umana non va oltre i figli o, al più, i nipoti. Né certamente sono disposti a fare questi sacrifici per le generazioni future coloro che abitano il mondo povero (uso quest’espressione che comprende i paesi emergenti, i paesi che si stanno sviluppando e i molti paesi che non si sviluppano) nessuno è disposto a rinunciare a esigui miglioramenti delle condizioni di vita o alla speranza di incrementi nel proprio benessere.

Se così è, al mondo com’è, descritto da Smil, per fare progetti e perseguire obiettivi realizzabili dobbiamo aggiungere anche la necessità di tenere presente l’uomo come è.

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