Storia di un “cittadino europeo inquinato”

14 Dic 2020 | articoli, contributi

Di Enrico Fedrighini

Primavera 2005. Viene pubblicata la prima foto satellitare che ritrae la Lombardia coperta da una densa coltre di smog. Le temperature basse, nei mesi invernali, favoriscono l’accumulo al suolo delle emissioni inquinanti e del particolato atmosferico (PM10 e PM2,5); la mancata ventilazione del sistema meteoclimatico lombardo fa il resto.

Il sindaco di Milano Gabriele Albertini, di fronte all’ennesima emergenza smog originata per il 70% dal traffico veicolare privato (Fonte: INEMAR Regione Lombardia), con concentrazioni medie giornaliere superiori sei/sette volte rispetto ai limiti di legge previsti a tutela della salute pubblica, non prende misure restrittive sul traffico che soffoca la città e si limita a lanciare un appello: “Tenete a casa bambini e anziani”.

Così, dopo una serie di esposti presentati in Procura negli anni precedenti, tutti archiviati, di fronte all’inerzia politica e allo scaricabarile fra enti e istituzioni, decido, nella qualità di cittadino europeo inquinato, di tentare una strada nuova: appellarmi agli organismi dell’Unione Europea per chiedere il rispetto delle Direttive comunitarie poste a tutela della salute pubblica.

Raccolgo un dossier formato da documenti, statistiche e rapporti ARPA e prendo appuntamento presso l’ufficio di rappresentanza in Italia della Commissione Europea a Milano, in corso Magenta, spiegando cosa intendo fare e chiedendo come farlo. Mi spiegano che si tratta di qualcosa di inedito, tuttavia mi forniscono tutto quanto occorre per formulare un reclamo presso la Commissione Europea: modulo, procedure da seguire, recapito dei destinatari, documenti da allegare.

Procedo. Al mio reclamo viene abbinato il numero di protocollo 2005/4379. Poche settimane dopo vengo contattato da un funzionario italiano della Commissione Europea, Marco G.: mi spiega che il reclamo è ben motivato e sarà attivata di conseguenza una procedura di infrazione, che non potrà riguardare esclusivamente Milano o la Lombardia bensì l’Italia quale lo Stato membro dell’Unione. Trattandosi del primo caso in Europa sul tema dell’inquinamento atmosferico (problema che non riguarda solo l’Italia ma diversi altri Stati dell’Unione, dai quali però non era partito alcun reclamo all’UE), l’Unità Aria Ambiente della Commissione utilizzerà il mio esposto per attivare una direttiva per la sistematica messa in mora dei Paesi “fuorilegge” (2008/50/CE).

La procedura di infrazione viene avviata, Milano e la Lombardia ricevono una lettera di “costituzione in mora” da parte dell’Unione Europea. Io continuo a raccogliere i dati registrati quotidianamente dalle centraline Arpa e a trasmetterli a Bruxelles. Il 3 dicembre 2010 ricevo una comunicazione firmata da Julio Garcia Burgues, Capo Unità della Direttore Generale Ambiente della Commissione: “Mi pregio di comunicarle che il 24 novembre 2010, nell’ambito della procedura di infrazione, la Commissione ha deciso di presentare ricorso contro l’Italia presso la Corte di Giustizia”.

Da quel momento, Milano inizia ad assumere misure crescenti per ridurre smog e traffico: dalle politiche ambientali dell’èra Albertini si passa ai primi provvedimenti concreti: l’assessore Croci introduce per la prima volta il road pricing urbano (Ecopass, divenuti poi Area C) e sono attivate politiche di mobilità “sharing” e “pooling”.

Da allora la Commissione Europea prosegue nella messa in mora di 17 Paesi dell’Unione che non rispettano i limiti delle concentrazioni medie annue di emissioni atmosferiche: Milano città ha sensibilmente migliorato la situazione in ambito urbano (dove incidono gli inquinanti di prossimità, tipo Black Carbon), ma l’Italia, e in particolare la Lombardia e l’area metropolitana milanese rimangono fuorilegge.

Autunno 2020: la Corte di Giustizia Europea stabilisce che il nostro Paese ha violato, tra il 2008 e il 2017, in maniera sistematica e continuata i valori limite concessi rispetto alle concentrazioni di PM10. La notizia non desta particolare clamore: più che al ventennale conclamato superamento dei limiti posti alle concentrazioni di sostanze inquinanti atmosferiche nell’area padana, l’attenzione è ora rivolta principalmente al problema della diffusione del Covid 19.

Scarica la sentenza Corte Ue n. 644/2018

Corte UE 644_18

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