Siccità: Un’emergenza annunciata

01 Mar 2024 | articoli, editoriale

di Stefano Nespor

In diverse regioni della Spagna le riserve idriche sono attualmente inferiori del 20% rispetto al livello ottimale di questo periodo. Il quadro più critico riguarda la Catalogna, dove il 1° febbraio è stato proclamato lo stato d’emergenza per Barcellona e per altri 200 Comuni della regione circostante perché le riserve di acqua disponibili si sono ridotte al 16,8% del livello ottimale, e l’Andalusia, dove le riserve sono attualmente inferiori al 19%.

L’intera Spagna è in emergenza siccità già da alcuni anni: il Governo ha approvato un piano del valore complessivo di 2,2 miliardi di euro di cui 1,4 miliardi di euro destinati a misure per aumentare la disponibilità di acqua e 784 milioni di euro di sostegno gli agricoltori per i mancati raccolti.

Da anni il problema della siccità è seguito con attenzione anche dall’Unione europea.

Fin dal 2011 la Commissione europea ha istituito l’Osservatorio europeo sulla siccità (EDO), gestito dal Centro di ricerca Copernicus (www.copernicus.eu/it/osservatorio-europeo-sulla-siccita). Dalla sua istituzione, l’Osservatorio ha segnalato 21 eventi di grave siccità sul territorio dell’Unione. La previsione è di un aumento esponenziale nei prossimi decenni a causa dei cambiamenti climatici, con effetti sull’agricoltura, sulle forniture di acqua potabile, sull’energia, sul trasporto fluviale e sugli ecosistemi. 

Nell’ottobre del 2023 un consorzio di università e centri di ricerca europei ed internazionali ha pubblicato, nell’ambito della EU Adaptation Strategy, l’European Drought Risk Atlas che offre il quadro degli effetti della siccità in alcuni settori chiave, dall’agricoltura all’energia, dal trasporto fluviale agli ecosistemi. L’Atlante è stato realizzato nell’ambito dell’iniziativa EDORA (European Drought Observatory for Resilience and Adaptation) con il coordinamento della Fondazione CIMA (Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale), un ente che si occupa dello studio, della previsione e della prevenzione dei rischi causati dai cambiamenti climatici (www.cimafoundation.org).

Com’è la situazione in Italia?

L’Italia sta meglio della Spagna, ma non troppo.  

In Sardegna il 12 gennaio 2024 il Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale ha vietato l’utilizzo dell’acqua per uso irriguo nel suo comprensorio. A causa della scarsità di piogge e del caldo anomalo, infatti, mancano 380 milioni di metri cubi rispetto alla media degli anni recenti che renderà problematico far fronte alle necessità delle stagioni primaverile ed estiva.  Nel febbraio la Sicilia ha dichiarato per la siccità lo stato di calamità naturale, razionando l’acqua in numerosi comuni. Nell’isola mancano oltre 50 milioni di metri cubi rispetto alle medie più recenti.

Anche in alcune aree del Nord Italia, soprattutto in Piemonte, le riserve a fine gennaio erano inferiori del 25% alla norma, e in Veneto (si veda Valeria Pagani, Dalla Sicilia alle Alpi mancano neve e acqua a causa di temperature alte e precipitazioni scarse, in Materia Rinnovabile n.48).

Per studiare il fenomeno il CNR ha istituito nel 2019 l’Osservatorio Siccità che pubblica mensilmente un bollettino “Situazione siccità” (https://droughtcentral.it). Il bollettino dello scorso gennaio si apre osservando che A livello globale, questo primo mese del 2024 è stato il Gennaio più caldo registrato, con un’anomalia di +1,66°C rispetto al periodo preindustriale 1850-1900 e anche gli ultimi 12 mesi sono stati i più caldi rispetto allo stesso periodo di riferimento, con un’anomalia di 1,52°C”. 

C’è però un’importante differenza dalla Spagna: l’Italia è tra i paesi più ricchi di risorse idriche dell’intera Europa: ci sono 7.596 corsi d’acqua, di cui 1.242 fiumi, e 342 laghi. Ci sono 526 grandi dighe e circa 20 mila piccoli invasi dove attualmente è conservato l’11,3% dell’acqua piovana, oltre il 30% in meno di cinquant’anni fa perché, mancando interventi di manutenzione i sedimenti si sono progressivamente accumulati e lo spazio per l’acqua si è ridotto. A tutto ciò si aggiunge lo spreco: sui 600 mila km di rete idrica del Paese il 42% di acqua va perso (i dati sono tratti dall’intervista di Alberto Ferrigolo a Erasmo D’Angelis presidente di Publiacqua, l’azienda degli acquedotti e della depurazione della Toscana centrale, presidente della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale della Toscana, sottosegretario del Governo Letta con delega anche alle dighe e infrastrutture idriche in https://www.agi.it/cronaca/news/2022-06-26/siccita-drammatica-carenza-acqua-intervista-erasmo-dangelis-17224255/).

Questa situazione, provocata dal fatto che in questo settore gli investimenti sono fermi da molti decenni, potrebbe modificarsi sostanzialmente nei prossimi anni per effetto dei fondi resi disponibili dal PNRR.

Sono stati infatti pianificati interventi in quattro diversi settori: realizzazione di nuove infrastrutture idriche primarie (per esempio nuovi invasi) su tutto il territorio nazionale; realizzazione di 25000 km. di nuove reti e riparazione delle reti esistenti con digitalizzazione e monitoraggio integrato in modo da ridurre le perdite di acqua: il potenziamento e l’ammodernamento del sistema irriguo nel settore agricolo; infine investimenti per la depurazione delle acque reflue da riutilizzarsi in agricoltura e manifattura. Complessivamente sono previsti investimenti di oltre 4,3 miliardi di euro (si veda www.italiadomani.gov.it/it/news/dal-pnrr-4-3-miliardi-di-euro-per-il-settore-idrico.html).

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