La strategia sulla biodiversità dell’Unione europea

21 Mar 2021 | articoli, editoriale

di Stefano Nespor

Piattaforma intergovernativa scientifica-politica sulla biodiversità e sui servizi dell’ecosistema (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services): un nome non particolarmente seduttivo; tantomeno lo è l’acronimo IPBES.

Eppure l’IPBES è un organismo di grande e crescente importanza nella politica dell’ambiente globale.

Ideato dalle Nazioni Unite nel 2012 sull’esempio dell’IPCC, l’organo scientifico di consulenza per l’adozione degli interventi di contenimento del cambiamento climatico, è attualmente sostenuto da oltre 130 Governi. Ha l’obiettivo di offrire rapporti scientifici sullo stato della conoscenza in merito alla biodiversità, sui metodi e strumenti per conservarla e sui vantaggi che essa produce. In pochi anni, ha pubblicato otto rapporti.

Il primo, nel 2016, ha trattato il tema degli insetti impollinatori e sulla loro importanza per la produzione di cibo. L’ultimo, apparso nel 2019, elaborato da oltre 500 scienziati, è una valutazione globale sulla biodiversità e i servizi degli ecosistemi (Global Assessment of Biodiversity and Ecosystem Services).

Il Rapporto pone in evidenza che oggi non è più sufficiente limitarsi a tutelare la biodiversità esistente. È necessario attivare processi di restauro degli ecosistemi più degradati, ristabilire la connettività ecologica e favorire il ritorno delle specie importanti per l’ecosistema.

L’erosione, la frammentazione, la scomparsa di enormi porzioni di ecosistemi naturali in tutto il mondo – le foreste tropicali, le barriere coralline, le zone umide – hanno un effetto drammatico su tutto quello che questi sistemi forniscono per l’umanità: dalla produzione di cibo alla purificazione delle acque potabili, dalla generazione di ossigeno all’assorbimento di gas serra, dalla protezione dagli eventi meteorologici estremi alla riduzione del rischio idrogeologico.

Già da tempo l’Unione europea ha iniziato a sviluppare sistemi per contabilizzare gli interventi ambientali in modo da stimare i benefici ottenuti dai beni e servizi ecosistemici nella produzione agricola: un settore che, nei paesi dell’Unione, genera profitti medi per ettaro di 190 € l’anno per i cereali e fino a 750 € l’anno per colture più redditizie.

Le analisi condotte a questo proposito dall’ IPBES stimano consistenti valori annuali prodotti dai servizi ecosistemici rapportati a ettaro coltivato. Per esempio la regolazione e purificazione della qualità delle acque interne e marine vale 19.653 $, il mantenimento dell’equilibrio degli habitat e più in generale degli ecosistemi 765 $, la regolazione del clima 464 $ e, infine, la regolazione della qualità dell’aria 289 $. Naturalmente, la quantificazione dei servizi ecosistemici può variare in modo significativo in relazione alla posizione e del metodo di valutazione utilizzato.

Tutte queste stime dimostrano l’importanza dei servizi ecosistemici offerti dalla natura per garantire gli standard produttivi dell’agricoltura europea.

A questo fine, la Strategia dell’Unione sulla biodiversità per il 2030, pubblicata nel maggio 2020, prevede obiettivi europei vincolanti di ripristino della natura per migliorare la biodiversità e gli ecosistemi degradati.

La strategia si propone di sviluppare e estendere le normative già in vigore: le direttive Uccelli e Habitat, la direttiva quadro sulle acque e la direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino.

Le principali azioni da realizzare entro il 2030 includono:

  • la creazione di zone protette comprendenti almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’UE, ampliando in tal modo la copertura delle zone Natura 2000 esistenti
  • il ripristino degli ecosistemi degradati in tutta l’UE entro il 2030 attraverso una serie di impegni e misure specifici, tra cui la riduzione dell’uso e del rischio dei pesticidi del 50% entro il 2030 e l’impianto di 3 miliardi di alberi all’interno dell’UE
  • lo stanziamento di 20 miliardi di EUR l’anno per la protezione e la promozione della biodiversità tramite i fondi dell’UE e finanziamenti nazionali e privati

Più in generale, il progetto è la realizzazione di un sistema globale per la biodiversità, con la creazione di diecine di migliaia di posti di lavoro, che funga da esempio a livello mondiale.

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Editoriale – progetto ue biodiversità

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