Greenwashing: un’altra importante sentenza dall’Olanda

01 Apr 2024 | articoli, editoriale

di Stefano Nespor

Viene ancora dall’Olanda una importante sentenza in materia di cambiamento climatico, questa volta in tema di tutela dei consumatori e di greenwashing, la pratica commerciale con la quale si pubblicizzano informazioni ingannevoli sull’impatto ambientale di un prodotto o di un servizio.

La causa è stata promossa nel 2022 da un’associazione di cittadini olandesi, Fossielvrij NL (Fossil-free Netherlands) sostenuto dalla ONG britannica Client Earth (www.clientearth.org) contro la compagnia aerea franco-olandese KLM-Air France, accusata di utilizzare una campagna pubblicitaria, denominata “Fly Responsibly” o “Fly Sustainable”, volta a dare l’impressione che i propri voli siano climaticamente sostenibili.

Il 20 marzo 2023 la Corte di Amsterdam ha accolto le domande e ha affermato che KLM, che trasporta oltre 77 milioni di passeggeri all’anno ed è responsabile secondo recenti analisi del 2% delle emissioni globali di gas serra, pubblicizza l’effetto del proprio programma “Sustainable Aviation Fuel and reforestation” offrendone un “overly rosy picture” e ingannando così i consumatori.

In conclusione, ha affermato la Corte, le affermazioni di KLM-Air France di essere impegnata a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi sono ingannevoli e illegittimi.

La decisione ha suscitato molto clamore negli organi di stampa di tutta Europa. Ma KLM Air France non è stata la prima compagnia aerea a subire una condanna per greenwashing.

Nel settembre del 2023 è toccato a Austrian Airlines, condannata per pubblicità ingannevole  (“Fly carbon-free with us” era l’annuncio) dalla Corte di Korneuburg, vicino a Vienna, avendo garantito ai propri clienti la possibilità di volare a Venezia per visitare la Biennale senza produrre emissioni (A carbon-neutral flight? Austrian Airlines guilty of greenwashing: www.brusselstimes.com/708924/a-carbon-neutral-flight-austrian-airlines-guilty-of-greenwashing).

In realtà, il greenwashing è una pratica comune a tutte le compagne aeree. Infatti ben 17 sono state denunciate da di fronte alla Commissione dell’Unione europea per le pratiche di greenwashing ingannevoli nei confronti dei consumatori da BEUC (Bureau Européen des Unions de Consommateurs), un consorzio di 45 organizzazioni di consumatori di 31 diversi paesi: tra queste, l’affermazione che versando un supplemento del costo del viaggio le emissioni sono compensate o neutralizzate o si contribuisce allo sviluppo di combustibili sostenibili (si veda il comunicato del 22 giugno 2023 www.beuc.eu/sites/default/files/publications/BEUC-PR-2023 026_Consumer_groups_launch_EU-wide_complaint_against_17_airlines_for_greenwashing.pdf).

Se le compagnie aeree sono nel mirino di molte organizzazioni ambientaliste, altre cause in materia di greenwashing si sono concluse negli anni passati. Eccone alcune.

Nell’aprile del 2023 la Corte regionale di Dusseldorf ha accolto il ricorso dell’associazione ambientalista Climate Action Germany  e ha giudicato ingannevole la pubblicità di TotalEnergies, una società che produce combustibili per riscaldamento domestico, secondo la quale Thermoplus, un olio per riscaldamento, era climaticamente neutrale perché le emissioni erano compensate mediante il cosiddetto offsetting (sul quale già ho scritto su questa rivista (Carbon Offsetting: a chi giova, ottobre 2023) con investimenti verdi in India e in Peru (si veda Environmental NGO wins greenwashing lawsuit against TotalEnergies: www.cleanenergywire.org/news/environmental-ngo-wins-greenwashing-lawsuit-against-totalenergies).

Nel febbraio del 2023 una Corte svedese ha giudicato ingannevole la pubblicità di Arla Foods, una società produttrice di latticini secondo cui i propri prodotti avevano “un’impronta climatica zero” precisando in una nota difficilmente leggibile dall’acquirente che “la compensazione sarebbe avvenuta in 100 anni” (www.just-food.com/news/swedish-court-bans-arlas-net-zero-advertising).

Risale al 2021 una decisione italiana in materia di greenwashing: se non la prima, certamente tra le prime in Europa. Il 26 novembre 2021 il Tribunale di Gorizia ha ordinato alla società Miko di rimuovere informazioni non verificabili e ingannevoli in merito a rivestimenti per auto in microfibra pubblicizzati come “la prima microfibra sostenibile e riciclabile”, oppure “100% riciclabile”, o ancora “riduzione del consumo di energia e delle emissioni di CO2 dell’80%”, “microfibra ecologica”. L’azione è stata promossa non da un’associazione ambientalista, ma da un’impresa concorrente nel settore della produzione di tessuti per le auto, Alcantara (www.certifico.com/ambiente/356-news-ambiente/15870-tribunale-di-gorizia-del-26-novembre-2021-ordinanza-greenwashing).

L’espandersi delle pratiche di greenwashing da parte dei produttori e di informazioni ingannevoli ai consumatori sul ridotto impatto climatico dei prodotti ha indotto l’Unione europea a intervenire con la Direttiva 2024\825 del 28 febbraio 2024 che modifica le direttive 2005/29/CE e 2011/83/UE per quanto riguarda la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione. Questa è la motivazione “Al fine di contribuire al corretto funzionamento del mercato interno, sulla base di un livello elevato di protezione dei consumatori e dell’ambiente, e di compiere progressi nella transizione verde, è essenziale che i consumatori possano prendere decisioni di acquisto informate e contribuire in tal modo a modelli di consumo più sostenibili. Ciò implica che gli operatori economici hanno la responsabilità di fornire informazioni chiare, pertinenti e affidabili. È pertanto opportuno introdurre nella normativa dell’Unione in materia di tutela dei consumatori norme specifiche volte a contrastare le pratiche commerciali sleali che ingannano i consumatori e impediscono loro di compiere scelte di consumo sostenibili”.

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