C’era una volta l’acqua

01 Apr 2022 | articoli, editoriale, in evidenza 2

di Stefano Nespor

Un tempo le Naiadi tutelavano le fonti e le acque dolci della terra. Erano migliaia, ciascuna si occupava di una specifica zona. Tefnut, in Egitto, era il simbolo dell’acqua e del suo potere creatore, portava la pioggia e le nuvole. In Persia Tishtar vince ogni anno la battaglia contro il dio della siccità Apush e riapre la fonte d’acqua originaria che crea laghi e fiumi.

Tutte queste divinità garantivano l’approvvigionamento di acqua e quindi la vita degli esseri viventi.

Oggi, sono scomparse. Le fonti, i fiumi, i laghi sono cose che nessuno tutela e garantisce agli uomini (solo in Nuova Zelanda, su richiesta dei Maori, il Governo ha riconosciuto il fiume Whanganui come divinità e come essere vivente).

Così Miguel, che vive nella baraccopoli di Boa Vista alla periferia di Luanda insieme ad altre 200.000 persone dove non c’è alcun rifornimento idrico, deve riuscire a risparmiare ogni mese quanto è necessario per comprare due taniche d’acqua per sé e per la sua famiglia: servono per bere, lavarsi e cucinare. Le taniche sono portate con un piccolo camioncino da Orazio, che passa con il suo carico acquistato da Ronaldo, il quale noleggia una autobotte da Serginho ottenuta versando una tangente al custode del deposito del Comune. Ronaldo riempie l’autobotte d’acqua al fiume distante 60 km. da Luanda e distribuisce poi il carico tra piccoli distributori come Orazio.

Miguel, per ottenere le due taniche d’acqua, paga non solo Orazio, ma anche Ronaldo. Serginho e il custode del deposito comunale.

Miguel e migliaia di altri abitanti nella baraccopoli di Luanda non immaginano neppure che, secondo The Lancet, la maggiore “rivoluzione sanitaria” in termini di numero di vite umane salvate nella storia fino ai nostri giorni, sia proprio la gestione sicura dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari, addirittura più rilevante dell’invenzione degli antibiotici e dei vaccini.

Il risultato è così il quadro presentato il 22 marzo scorso, Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21. Ecco alcuni dati.

Nel periodo fra il 2009 e il 2019 la siccità ha colpito 100 milioni di persone al mondo. La Banca Mondiale stima che le regioni affette da carenza d’acqua possano vedere calare il loro Pil del 6% entro il 2050.

Già oggi, oltre due miliardi di persone al mondo vivono con problemi di approvvigionamento idrico. Una persona su tre non ha accesso ad acqua pulita e la situazione peggiorerà senza interventi efficaci, tanto che si stima che entro il 2050 saranno 5,7 miliardi gli abitanti in zone con carenza idrica per almeno un mese all’anno.

Inoltre, 6 miliardi di persone hanno a che fare con una scarsità d’acqua “economica”: l’acqua sarebbe fisicamente disponibile, ma mancano le infrastrutture per farla arrivare alle persone. La capacità di stoccaggio dell’acqua negli invasi si riduce dell’1% ogni anno, per l’aumento della popolazione e i sedimenti nei depositi.

La realizzazione dell’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 dell’Onu sulla sostenibilità che prevede di dare l’accesso all’acqua potabile a 140 stati a medio e basso reddito entro il 2030 costerebbe 114 miliardi di dollari all’anno nei prossimi dieci anni.

La situazione in Italia non è migliore. Gli effetti del cambiamento ricorrenze ordinarie: l’inizio del 2020 ha visto solo un quarto delle precipitazioni rispetto al 2019, Secondo stime di Utilitalia, gli investimenti necessari solo per contrastare i fenomeni di siccità sono pari a 50 euro per abitante l’anno per un periodo di 4 anni, attraverso invasi e serbatoi, nuovi approvvigionamenti, riutilizzo delle acque reflue, riduzione delle dispersioni e interconnessioni tra acquedotti, sistemi di dissalazione (tenendo sotto controllo possibili rischi ambientali e consumi energetici).

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Editoriale acqua

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