A chi appartiene l’Amazzonia?

15 Ott 2019 | articoli, editoriale

di Stefano Nespor

La risposta è meno semplice di quanto sembra. Non perché sia difficile darne una, ma perché ce ne sono tre.

La prima, e la più scontata, è che l’Amazzonia appartiene al Brasile, in forza del principio di sovranità, la cui completa definizione risale al Trattato di Westfalia del 1648. Tradizionalmente, i caratteri della sovranità sono l’originarietà, in quanto spetta allo Stato per il solo fatto che esso esiste e l’assolutezza, essendo il suo esercizio indipendente da ogni altro ordinamento. Di conseguenza, il Brasile potrebbe decidere in piena autonomia se mantenere l’Amazzonia o distruggerla in tutto o in parte per utilizzare il terreno a fini agricoli o abitativi.

Tuttavia, da molto tempo, il principio di sovranità non è più illimitato: a partire dalla Carta delle Nazioni Unite, entrata in vigore nell’ottobre del 1945, pone una serie di obbligazioni internazionali che ciascuno Stato, sottoscrivendola, accetta.

In particolare, l’art.1 stabilisce che tra i fini delle Nazioni Unite vi è il mantenimento della sicurezza internazionale, lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione dei popoli e privilegiare la cooperazione nella soluzione dei problemi internazionali di carattere economico, sociale culturale od umanitario.

Da allora, gli Stati hanno aderito a centinaia di trattati internazionali impegnandosi a contribuire al raggiungimento delle più diverse finalità: molti di questi riguardano la tutela dell’ambiente, la protezione dei diritti umani e, specificatamente, il contenimento del cambiamento climatico, obiettivo per il quale la conservazione delle foreste dell’Amazzonia assume un ruolo decisivo.

In conclusione, la constatazione che gli Stati non possono più affrontare le sfide poste dalla modernità da soli, ha aggiunto al principio di sovranità l’ulteriore carattere della responsabilità di ciascuno Stato nell’assumere decisioni che tengano conto delle esigenze e dei pareri della comunità internazionale e delle popolazione che abitano sul territorio sul quale essa viene esercitata. Sovranità significa quindi indipendenza e autonomia, ma anche responsabilità; significa il passaggio da una concezione della sovranità come impunità a una diversa concezione di sovranità come accountability di fronte a tutti i componenti della comunità internazionale.

Ci sono però, come abbiamo preannunciato, altre risposte alla domanda che abbiamo inizialmente posto.

Si può infatti affermare che l’Amazzonia appartiene alle comunità indigene che vi abitano da tempo immemorabile. L’Amazzonia è, in altri termini, un bene comune, utilizzato dai suoi abitanti per i propri bisogni di vita. Come aveva posto in evidenza Elinor Ostrom, i beni comuni possono non solo mantenersi, ma anche prosperare se si rispettano le regole consuetudinarie che ne governano l’utilizzo, purché si riesca a far fronte a due minacce: da un lato la globalizzazione che dissolve la coesione delle singole comunità, dall’altro lo Stato che tende a inglobare e appropriarsi dei beni comuni che si trovano sul suo territorio: è il caso della pretesa di Governo brasiliano che, utilizzando il principio di sovranità, vuole appropriarsi di territori che appartengono alle comunità indigene che vi abitano, privandoli delle loro risorse vitali.

Infine, si può anche affermare che l’attuale situazione di emergenza mondiale determinata dal cambiamento climatico impone di considerare l’Amazzonia come un global common, alla pari dell’Antartide, o come una eredità comune dell’umanità. È il percorso più difficile, perché comporterebbe una rinuncia da parte del Brasile (e degli altri Stati tra i quali l’Amazzonia è suddivisa), in tutto o in parte, alla sua sovranità. Ma è un percorso che si è avviato in Gabon, il cui territorio è coperto per oltre l’80% da foreste. Qui il presidente Omar Bongo a partire dal 2009 ha avviato una vasta politica di conservazione mediante l’istituzione di diecine di parchi nazionali, con il sostegno e l’aiuto finanziario di molti paesi dell’Unione europea. Pur mantenendo formalmente la propria sovranità su questi territori, il Gabon ha introdotto, d’accordo con la comunità internazionale, limitazioni e regole che tendono a conservare vaste zone a beneficio di tutti, a fronte di aiuti concordati allo sviluppo del paese.

 

 

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