Cosa cambia dopo la COP28 per le foreste? Spunti per la valorizzazione delle biomasse legnose

02 Gen 2024 | contributi, in evidenza 2, articoli

di Maurizio Flick

L’accordo raggiunto alla Cop28 il 13 dicembre ’23 assume un’importanza politica notevole, segnando un passaggio fondamentale: la questione climatica, un tempo confinata nell’ambito scientifico e attivista, è ora riconosciuta a livello globale come una problematica legata all’uso dei combustibili fossili, coinvolgendo l’intera comunità internazionale[i].

Dopo estenuanti negoziati durati oltre 300 ore, la Cop28 ha trovato il suo epilogo in soli sessanta secondi. Il momento decisivo è arrivato con la lettura del Global Stocktake[ii], un documento chiave, da parte del presidente, senza che alcun paese sollevasse obiezioni. È invece arrivato un lungo applauso, ponendo fine alla conferenza sul clima più dibattuta di sempre, che ha condotto al primo accordo chiaro sui combustibili fossili dall’inizio del processo multilaterale per affrontare i cambiamenti climatici[iii].

Le parole cruciali sono trentaquattro, presenti nel testo in inglese, focalizzate sulle fonti fossili di energia – carbone, petrolio e gas – principali responsabili dei cambiamenti climatici. Non ci sono quelle più attese, né le migliori possibili. Queste trentaquattro parole portano in sé il potenziale di trasformare il corso della civiltà umana e rappresentano un enorme capitale politico, a disposizione di chi saprà valorizzarlo.

Anche se mancano alcune delle espressioni più attese e non si parla esplicitamente di “eliminazione” (phase out), la formulazione adottata rappresenta un consenso globale, includendo anche i produttori di petrolio e gas: “Per una riduzione delle emissioni che rispetti l’obiettivo di limitare l’incremento della temperatura entro 1.5°C, le parti hanno concordato di allontanarsi dai combustibili fossili nei sistemi energetici, in un modo giusto, ordinato ed equo, intensificando le azioni in questo decennio critico per raggiungere lo zero netto entro il 2050, come richiesto dalla scienza”.

Il documento enfatizza l’urgenza di agire in questo decennio decisivo, in linea con le raccomandazioni della comunità scientifica, per non perdere l’ultima chance di limitare la crisi climatica entro soglie gestibili.

Le trentaquattro parole, frutto di un duro lavoro a Dubai sull’allontanamento dai combustibili fossili, diventano ora un patrimonio comune, un appello condiviso da tutte le nazioni, inclusi i produttori di combustibili fossili. La forza di questo testo non risiede tanto nel suo valore legale, quanto nel suo enorme peso politico.

Fino ad ora, le nazioni del mondo avevano raggiunto un accordo solo sul “cosa fare” (contenere l’aumento delle temperature) ma non sul “come farlo”. La percezione del clima come un problema legato ai combustibili fossili, un tempo appannaggio di scienziati e attivisti, diventa ora un’eredità della comunità politica delle nazioni, trascendendo ogni differenza. L’inizio del distacco dalle fonti fossili in questo decennio non è più solo una richiesta logica degli scienziati.

Questo rende storico il risultato della Cop28 a Dubai, nonostante la formulazione sia linguisticamente debole e manchi di misure immediatamente applicabili. Da oggi, ogni forza politica che promuove una strategia energetica non basata sui combustibili fossili può rivendicare il sostegno di un consenso globale, che include tutti, anche paesi come gli Stati Uniti, la Cina, l’Arabia Saudita e il Qatar[iv].

Il primo traguardo per concretizzare le intenzioni dell’accordo di Dubai sono gli Ndc (nationally determined contributions)[v], gli impegni che i paesi devono aggiornare entro il 2025, come stabilito dall’Accordo di Parigi. Fino ad ora, questi sono stati insufficienti sia nella loro formulazione che nell’attuazione.

L’urgenza avvertita durante la Cop28 derivava principalmente dalla preoccupazione che, mantenendo gli attuali impegni nazionali sul clima (NDC), la temperatura globale potrebbe aumentare fino a +3°C. Questa prospettiva influisce su tutte le politiche nazionali in settori come i trasporti, il riscaldamento, la produzione di energia elettrica e l’industria. Ogni nazione, rispettando le proprie specificità, è invitata a stabilire obiettivi più ambiziosi in ciascun ambito. Sarà qui che si misurerà l’efficacia e l’accettazione del messaggio politico emanato dalla Cop28.

I risultati della COP28 confermano la centralità delle bioenergie nel processo di decarbonizzazione energetica e aprono nuovi orizzonti a questo settore.

Spostando l’attenzione sulle foreste e sul loro ruolo nell’ambito delle energie rinnovabili, particolarmente in Italia, si osserva una situazione peculiare. Le biomasse, che includono il legname, sono una componente significativa delle energie rinnovabili.

Le foreste italiane coprono oltre 11 milioni di ettari, quasi il 40% del territorio nazionale, e sono raddoppiate negli ultimi 50 anni, principalmente a causa dell’abbandono delle attività agricole e dello spopolamento delle zone montane e collinari[vi]. Questo aumento non è dovuto a politiche di rimboschimento attive. Tuttavia, l’abbandono dei boschi porta a instabilità idrogeologica e alla perdita di valore sociale ed economico. Una gestione forestale responsabile e sostenibile è cruciale per massimizzare l’assorbimento di carbonio delle foreste e il loro ruolo nel sequestro della CO2, oltre a sostenere la filiera legno-energia e prevenire incendi.

Attualmente, solo il 18% delle foreste italiane ha piani di gestione forestale. La produzione di legno rimane stabile, ma le infrastrutture forestali stanno diminuendo. La pianificazione forestale è vitale per proteggere le funzioni ecosistemiche dei boschi e sostenere le filiere produttive in modo sostenibile. Nonostante il basso tasso di prelievo forestale in Italia rispetto alla media europea, la maggior parte del legname prelevato è destinato a legna da ardere. L’Italia è fortemente dipendente dalle importazioni di legno e combustibili legnosi, nonostante abbia un’industria del legno e della cellulosa forte e competitiva. Un uso più efficiente delle biomasse forestali potrebbe ridurre l’impatto delle importazioni di legname da ecosistemi forestali a rischio a livello globale.

La recente impennata dei costi energetici in Italia e i risultati della COP28 hanno evidenziato l’urgenza di aumentare la capacità di produzione energetica nazionale e l’importanza di una transizione energetica sostenibile sotto l’aspetto ambientale, sociale ed economico. Le biomasse legnose, già la principale fonte di energia rinnovabile nel riscaldamento residenziale italiano, usate da oltre un quarto delle famiglie, offrono un contributo significativo alla diversificazione e sicurezza energetica, alla gestione del territorio e alla creazione di posti di lavoro, specialmente nelle aree interne contribuendo a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE per il 2050.

In Italia, a livello forestale, una delle priorità è quella di rivitalizzare le filiere del legno italiano. Vanno in questa direzione sia la disciplina del TUFF del 2018 (D. lgs. n. 34/2018) che quella della Strategia Forestale del 2022 e, da ultimo, il Cluster del legno del 2023. Va in questa direzione, a livello globale, la COP28. Non è più possibile sottovalutare l’importanza del legno nel processo di transizione ecologica. Le bioenergie in generale devono necessariamente diventare parte sempre più integrante del mix energetico rinnovabile.

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M. Flick Cosa cambia dopo la Cop 28 per le foreste

Note

[i] Per una disamina sulle aspettative, la struttura e le dinamiche della COP28 cfr. F. Suman Cop28: cos’è e cosa ci si aspetta dal Global Stocktake, in ilbolive al seguente link https://ilbolive.unipd.it/it/news/cop28-cose-cosa-ci-si-aspetta-dal-global-stocktake

[ii] Il Global Stocktake è il principale strumento predisposto dall’accordo, all’articolo 14, per la sua realizzazione. Letteralmente significa “inventario globale”, serve a fare il punto sullo stadio di avanzamento delle politiche climatiche e a ricalibrare i piani d’azione nazionali o NDCs (Nationally Determined Contributions) che periodicamente, ogni 5 anni, gli Stati devono consegnare.

[iii] F. Cotugno, Le 34 parole per salvare il mondo: ecco perché Cop28 può essere una svolta, sul quotidiano Domani del 13.12.2023.

[iv] F. Cotugno, Le 34 parole per salvare il mondo: ecco perché Cop28 può essere una svolta, sul quotidiano Domani del 13.12.2023.

[v] La sigla NDC sta per Nationally Determined Contributions. Si tratta delle promesse che sono state avanzate dai governi di tutto il mondo in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Tali documenti vengono raccolti dall’Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: l’organismo che organizza le Cop

[vi] Cfr. Le proposte di Aiel per la revisione del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima dell’Italia. Documento aggiornato al 8 giugno 2023. https://www.aielenergia.it/public/download/755_20230608_Proposte%20AIEL%20PNIEC_2023.pdf

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